SOLDI PRESTATI FRA FIDANZATI E PARTNER NON CONIUGATI: PROFILI GIURIDICI E TUTELE
Nell’ambito delle relazioni affettive, il sostegno economico reciproco tra partner non coniugati è una pratica comune. Tuttavia, la mancanza di un vincolo matrimoniale e l’assenza di una regolamentazione specifica nel nostro ordinamento possono rendere complessa la gestione di questi rapporti patrimoniali, specialmente in caso di rottura. Questo articolo analizza le problematiche giuridiche relative ai prestiti di denaro tra fidanzati e agli investimenti comuni, soffermandosi sui possibili strumenti di tutela.
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Il prestito di denaro tra partner: natura giuridica e prova
Quando un partner trasferisce del denaro all’altro, è essenziale distinguere se tale trasferimento sia configurabile come prestito, donazione o adempimento di un’obbligazione naturale (art. 2034 c.c.). In assenza di una scrittura privata o di altra prova documentale, può essere difficile dimostrare che il denaro è stato prestato e non semplicemente donato nell’ambito della relazione.
L’art. 1813 c.c. disciplina il mutuo, che si perfeziona con la consegna del denaro e l’obbligo di restituzione. Tuttavia, la giurisprudenza ha più volte ribadito che, in assenza di una chiara prova dell’intento di prestare (Cass. Civ., n. 11327/2015), il trasferimento può essere interpretato come un atto di liberalità.
Esempio: Tizio trasferisce 20.000 euro a Caia per aiutarla ad avviare un’attività. Dopo la rottura, Tizio chiede la restituzione della somma, ma Caia sostiene che fosse un regalo. In assenza di una scrittura privata o di prove documentali, Tizio potrebbe avere difficoltà a ottenere il rimborso.
L’investimento in beni durevoli: casa e auto
Una questione particolarmente delicata si pone quando un partner contribuisce economicamente all’acquisto di un bene intestato all’altro, come una casa o un’automobile.
- Acquisto di una casa: Se un partner contribuisce economicamente all’acquisto di un immobile intestato solo all’altro, si può ipotizzare l’esistenza di una donazione indiretta o di un arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.). Quest’ultima ipotesi consente di ottenere un indennizzo se si dimostra che l’altro partner si è arricchito ingiustamente.
Esempio: Sempronio versa 50.000 euro per il mutuo della casa intestata a Mevia. Dopo la separazione, Sempronio può agire in giudizio per dimostrare che si trattava di un investimento e non di una donazione, richiedendo la restituzione della somma.
- Acquisto di un’automobile: La giurisprudenza ha affermato che il partner che ha contribuito in modo significativo all’acquisto di un’auto intestata all’altro può chiedere la restituzione delle somme versate, a condizione che dimostri l’accordo in tal senso (Cass. Civ., n. 17641/2020).
Esempio: Lucia paga metà del costo dell’auto di Marco. Se non vi è una prova scritta dell’accordo di rimborso, la richiesta di restituzione potrebbe essere difficile da far valere.
Le coppie di fatto: distinzione, diritti e tutele
Per essere una coppia di fatto, non basta una relazione sentimentale lunga e stabile: è necessaria la convivenza stabile e continuativa tra due persone maggiorenni, che può essere attestata tramite la registrazione all’anagrafe del Comune di residenza. Solo con questa dichiarazione ufficiale si possono ottenere le tutele previste dalla legge, come il diritto alla successione nel contratto di locazione o alcune forme di tutela patrimoniale. A differenza delle coppie sposate, le coppie di fatto non godono automaticamente delle stesse tutele patrimoniali, sebbene la legge n. 76/2016 (cd. Legge Cirinnà) abbia introdotto alcuni strumenti di protezione.
- Distinzione tra partner e coppia di fatto: Un rapporto di coppia si configura come coppia di fatto quando due persone maggiorenni convivono stabilmente e sono legate da un vincolo affettivo di reciproca assistenza morale e materiale. La convivenza può essere attestata con una dichiarazione anagrafica presso il Comune di residenza.
- Diritti delle coppie di fatto:
- Contratto di convivenza: Le coppie di fatto possono stipulare un contratto di convivenza per disciplinare i rapporti patrimoniali e prevenire eventuali contenziosi.
- Diritto alla continuazione del contratto di locazione: In caso di decesso di un partner, il convivente superstite può subentrare nel contratto di affitto.
- Partecipazione agli utili e contributo economico: Se un partner ha contribuito in modo determinante alla crescita patrimoniale dell’altro, può chiedere un indennizzo basato sull’arricchimento senza causa.
- Diritti successori limitati: A differenza del matrimonio, il convivente superstite non ha diritto all’eredità, a meno che non sia stato previsto un testamento.
Regali tra partner: è possibile richiederne la restituzione?
Un altro aspetto rilevante riguarda i regali di valore fatti tra partner durante la relazione. La giurisprudenza distingue tra:
- Regali di modico valore, che rientrano nella normale dinamica affettiva e non sono in alcun modo recuperabili.
- Regali di rilevante valore economico, che possono essere considerati donazioni soggette a revoca in alcuni casi specifici.
Secondo l’art. 771 c.c., una donazione è valida solo se effettuata con atto notarile, salvo che si tratti di donazioni di modico valore proporzionate alle condizioni economiche di chi le ha fatte. In caso di separazione, i beni di valore significativo (es. automobili, gioielli costosi) potrebbero essere richiesti indietro se si dimostra che erano legati a una condizione non realizzatasi (es. promessa di matrimonio non mantenuta, Cass. Civ., n. 21028/2016).
Esempio: Caio regala a Tizia un anello di diamanti dal valore di 20.000 euro in vista del matrimonio. Se il matrimonio non avviene per decisione unilaterale di Tizia, Caio potrebbe chiedere la restituzione del bene.
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Il Ruolo della Buona Fede e dell’Affidamento Nelle Relazioni Patrimoniali tra Partner
Un aspetto centrale nella qualificazione giuridica dei trasferimenti di denaro tra partner è il principio dell’affidamento e della buona fede. In molte relazioni sentimentali, il sostegno economico è mosso da una fiducia reciproca e dalla convinzione di una futura condivisione della vita. Tuttavia, quando la relazione termina, uno dei due partner può ritenere di aver subito un danno patrimoniale, sentendosi ingiustamente privato di somme di denaro o di investimenti fatti nell’interesse dell’altro.
La giurisprudenza ha spesso affrontato il tema della prova dell’intento negoziale, ossia della volontà effettiva del partner di prestare, donare o investire in vista di un beneficio futuro. Il principio della buona fede assume particolare rilevanza nei casi in cui uno dei due partner si trovi in una posizione di maggiore vulnerabilità economica, magari dopo aver rinunciato a un lavoro o a opportunità personali per favorire la convivenza o il progetto di vita comune.
Un caso emblematico è quello delle promesse di sostegno economico non mantenute. Se un partner ha indotto l’altro a cambiare radicalmente le proprie condizioni di vita con l’impegno di garantire un futuro finanziario condiviso, per poi venire meno a tale promessa, potrebbe configurarsi una forma di responsabilità precontrattuale o una richiesta di indennizzo per lesione dell’affidamento. Tuttavia, la prova di tale affidamento è spesso complessa e deve basarsi su elementi concreti, come messaggi, testimonianze o atti scritti.
L’Arricchimento Senza Causa e la Restituzione delle Somme Investite
L’istituto dell’arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.) rappresenta un importante strumento di tutela per il partner che ha investito somme ingenti nell’interesse dell’altro senza ricevere alcuna contropartita.
Per poter agire in giudizio con un’azione di arricchimento senza causa, è necessario dimostrare che:
- Vi è stato un effettivo incremento patrimoniale a favore di un partner (es. acquisto di un immobile, ristrutturazione di una casa intestata solo a uno dei due, pagamento del mutuo o dell’auto);
- L’altro partner ha subito un impoverimento corrispondente;
- Non vi è una giustificazione giuridica per tale trasferimento di valore (es. donazione, prestazione gratuita).
La giurisprudenza ha chiarito che l’azione di arricchimento senza causa può essere invocata solo in assenza di altri strumenti di tutela, come un contratto o un obbligo negoziale preesistente. Ad esempio, la Cassazione ha riconosciuto il diritto di un ex partner a ottenere un rimborso per le spese sostenute nella ristrutturazione della casa intestata all’ex convivente, poiché il vantaggio economico ottenuto da quest’ultimo sarebbe stato altrimenti ingiustificato (Cass. Civ., n. 11330/2018).
Tuttavia, la restituzione non sempre avviene in forma integrale: in alcuni casi, il giudice può riconoscere un rimborso parziale, tenendo conto del beneficio che il partner creditore potrebbe aver tratto dal bene durante la relazione. Ad esempio, se un partner ha pagato parte del mutuo per una casa in cui entrambi hanno vissuto, il giudice potrebbe considerare tale contributo come un apporto alla convivenza, limitando il rimborso solo alle somme che eccedono tale utilizzo.
La tutela legale: strumenti e strategie Per evitare controversie
i partner possono adottare alcune precauzioni:
- Scrittura privata: Formalizzare per iscritto gli accordi di prestito, specificando le condizioni di rimborso.
- Tracciabilità dei pagamenti: Effettuare trasferimenti con causali chiare per agevolare eventuali azioni di recupero.
- Contratti specifici: In caso di investimenti cospicui, stipulare un contratto di società di fatto o un accordo patrimoniale.
La regolamentazione dei rapporti patrimoniali tra partner non sposati rimane un’area grigia del diritto civile, con un forte impatto nella pratica quotidiana. In assenza di precauzioni adeguate, il rischio di contenziosi è elevato. Per questo motivo, è consigliabile tutelarsi preventivamente attraverso accordi scritti e una gestione trasparente delle finanze comuni, evitando così il verificarsi di spiacevoli dispute in caso di rottura della relazione.
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